Classe 1977, l’australiano di nascita e britannico di adozione Jim Jefferies (al secolo, Geoff Nugent) non manca mai di dividere il suo pubblico: c’è chi lo adora incondizionatamente, c’è chi apprezza esclusivamente le sue abilità da storyteller e mette in secondo piano l’innegabile capacità di uscirsene con punch line esagerate e c’è chi proprio non lo sopporta.
Nel 2008, nel pieno delle registrazioni per il suo Contraband durante un festival a Manchester, viene aggredito sul palco: un’immagine piuttosto efficace di cosa significhi per alcuni stare ad ascoltare i suoi pezzi.
La sua reazione, però, riassume perfettamente il personaggio: non solo lo spettacolo non si è fermato, ma Jefferies ha anche integrato l’incidente nel suo show e ha voluto che l’episodio finisse integralmente nel suo video.
Sembra davvero difficile chiudergli la bocca!
Manchester, nella sua drammaticità, gli ha regalato anche una significativa notorietà, prima in Gran Bretagna, poi negli Stati Uniti: i suoi spettacoli, come I Swear to God per la HBO o Alcoholocaust, sono presto stati affiancati da comparsate nei programmi televisivi (Nevermind the Buzzcocks, Have I Got News For You, Fighting Talk…) e da partecipazioni a Festival Internazionali (Edinburgh Fringe, Montreal Comedy Festival, South African Comedy Festival, Festival di Reading e Leeds, Glastonbury Festival…).
Alla fine, nel 2013, è riuscito anche a produrre una serie tv – Legit – durata un anno e basata su uno degli ultimi bit di Alcoholocaust, dedicato alle avventure in un bordello con un amico disabile: il punto di vista non convenzionale su handicap mentali e fisici gli è valso più di un elogio, ma non ha salvato il programma dalla cancellazione.
Negli anni, Jim Jefferies ha dimostrato di saper evolvere e di crescere, cambiando sia dal punto di vista della presenza sul palco che da quello della forza degli argomenti: da timido e impacciato comico aggredito nel mezzo di uno show, è diventato un temibile stand up comedian.
Temibile, perché non risparmia nessuno: i suoi pezzi prendono di mira la religione e le persone religiose, le donne, il sesso, la passione per l’alcool, i principali personaggi pubblici e anche se stesso, con un’invidiabile dose di “self deprecating comedy”.
Come Louis CK, a cui viene spesso paragonato, anche Jefferies alterna pezzi “sociali” a pezzi “personali”: la differenza principale, però, sta nell’aggressività con cui il secondo tende ad affrontare tutte le tematiche di denuncia, con sfoghi non solo provocatori, ma decisamente rabbiosi.
Ciclicamente al centro di polemiche, Jefferies sembra non farci troppo caso, continuando dritto per la sua strada.
In fondo: “When you get good at stand-up comedy you book a theater and if people show up, people show up. If people don’t show up, people don’t show up”.
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